TRASFERIMENTI IMMATERIALI

Quando abbiamo capito che le leggi della fisica ci impediscono di viaggiare da un universo all'altro (un limite che, a ben vedere, potrebbe essere coerente con la necessità di non generare conflitti con altre copie di non stessi), allora forse è venuto il momento di immaginare una via di comunicazione che non sia fisica.
Non vi è mai capitato di pensare intensamente a un momento già vissuto e di immedesimarvi a tal punto da farvi perdere, anche solo per un attimo, il contatto con la realtà presente? (Ma sì! È stato quella volta che per poco non siete andati a cozzare con l'automobile contro un paracarro).
Allo stesso modo, vi sarà capitato qualche volta di immaginare con vivida verosimiglianza qualcosa di là da venire (un incontro di lavoro importante, l'appuntamento con una donna alla quale tenete, spaccare la faccia a un capo particolarmente stronzo).
Ebbene, in entrambi i casi, per la sia pur breve durata di quel processo di immedesimazione, avete vissuto con la mente un'esperienza in un altro tempo e in un altro luogo.
Tutto qui?
È soltanto un esempio di come il cervello, con estrema facilità, possa riprodurre o persino creare dal nulla qualcosa di alieno. Non dimentichiamo, specie nella seconda ipotesi, che se è vero il principio secondo il quale «tutto ciò che potrebbe accadere effettivamente accade da qualche parte», le esperienze che in apparenza avete solo immaginato in realtà esistono in un universo parallelo.
In altri termini, quello che è illusorio nel sistema di riferimento rappresentato dal nostro corpo, che le leggi della fisica tengono ancorato a uno spazio e ad un tempo definiti, diventa reale se assumiamo come sistema di riferimento quello limitato alla sola sfera emotiva.
Il tutto acquista maggior evidenza se pensiamo ai sogni, quando il corpo addormentato non reagisce agli stimoli della realtà presente, ma a quelli della dimensione onirica: un altro universo, se non addirittura un insieme di molti universi mescolati insieme.
E che dire allora della pazzia? I comportamenti stravaganti di un folle potrebbero essere perfettamente coerenti con la realtà di un mondo parallelo che noi, cosiddetti sani di mente, non riusciamo a percepire.
In tutti questi casi, il cervello ha in qualche modo generato trasferimenti, per così dire, immateriali, ma in modo labile e pur sempre vincolato alla realtà presente.
A questo punto viene da domandarsi se sia possibile indurre tali trasferimenti in modo più stabile e controllato.
Di recente, alcuni neurologi appartenenti a un gruppo di ricerca dell'École Politechnique Fèdèrale di Losanna hanno indagato i fenomeni delle esperienze extracorporee legate ad alcuni casi di morte apparente, quando i soggetti coinvolti hanno l'impressione che l'anima abbandoni il corpo e di poter osservare se stessi dal di fuori.
L'esperimento consisteva nello stimolare una regione particolare del cervello dei partecipanti, che osservavano un personaggio all'interno di un ambiente virtuale, una sorta di avatar. Ebbene, queste persone addirittura non percepivano più dolore, nel caso in cui gli si schiacciasse un dito, mentre reagivano se veniva schiacciato il dito dell'avatar.
Sembra la nuova frontiera della realtà virtuale, preconizzata dai film Avatar, appunto, e prima ancora Strange days.
Alla luce di tutto ciò, possiamo immaginare, con lo stesso principio, di stabilire contatti con gli altri universi?

2 commenti:

  1. Trovo particolarmente interessante questa ipotesi che condivido in pieno.
    Anche io ho riflettuto sul sogno, penso lo si possa considerare come una sorta di viaggio in un altro universo, proprio per l'astrazione dal nostro presente che avviene nello stato di sonno profondo.

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  2. Lo stesso H.G.WELLS, autore de "La guerra dei mondi", nel suo racconto intitolato "La visita meravigliosa" (scritto nel 1895!!), si fa paladino del quattro dimensioni e degli universi paralleli, accessibili attraverso il sogno.

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