RECENSIONE

Quando si arriva alla fine de «L'espressione del vuoto», romanzo d'esordio di Mauri Di Giulio, si ha la sensazione di aver fatto un giro sull'ottovolante e di essere tornati al punto di partenza. Ma è un punto di partenza che presenta, rispetto all'inizio, qualche significativa differenza. E i personaggi potrebbero non essere più le stesse persone, ma loro copie. Sì, perché ci troviamo di fronte a una nuova variazione sul tema degli universi paralleli, proposta, questa volta, in chiave di avventura quasi salgariana.
Sullo sfondo di un'India di grande impatto descrittivo, attraverso numerosi colpi di scena, l'autore solleva il velo su un'ipotesi che, strizzando l'occhio alla fisica quantistica, cerca di dare verosimiglianza al tema dei mondi paralleli, caro a molti scrittori di fantascienza. Nel solco dei romanzi classici d'avventura, con qualche ammiccamento al Michael Crichton di Congo e Timeline, il racconto è costruito secondo regole e meccanismi collaudati. La trama intrigante, avvincente, ricca di colpi di scena, fa de «L'espressione del vuoto» uno di quei romanzi da leggere d'un fiato.