FANTASCIENZA (MA NON TROPPO)


Varcare una soglia, una qualsiasi, anche la più abituale, come la porta di casa o l'ingresso di un grande magazzino, potrebbe trasportarci all'improvviso in un universo parallelo, che differisce dal nostro magari solo per pochi dettagli, all'apparenza insignificanti, ma nel quale le persone che conosciamo e noi stessi saremmo tutti copie degli originali.
Sì, perché, secondo i principi della fisica quantistica, le infinite possibili concatenazioni degli eventi potrebbero generare infiniti possibili destini che si avverano in altrettanti mondi paralleli.
Non è più soltanto fantascienza. Sebbene oggi i principi della meccanica quantistica siano applicabili solo alle particelle subatomiche e l'unificazione delle sue leggi con quelle della relatività (la cosiddetta Teoria del tutto) rappresenti per i fisici una sorta di Santo Graal, l'esistenza effettiva di universi paralleli è ormai più di un'ipotesi.
Nel romanzo "L'espressione del vuoto" s'immagina che il vuoto cosmico, che costituisce circa il novanta per cento dell'universo conosciuto, ma che manifesta effetti gravitazionali ed elettromagnetici non collegabili alla materia visibile, non sia in effetti così vuoto.
Da qualche parte, in India, ma in un altro universo, è stato costruito un telescopio di ultimissima generazione in grado di decifrare i segnali provenienti dal vuoto cosmico e di tradurli nelle immagini appartenenti agli infiniti mondi paralleli generati dalle altrettanto infinite concatenazioni di eventi.
L'argomento, affascinante ma allo stesso tempo ostico, è trattato nel romanzo con grande leggerezza e le peripezie che i personaggi devono affrontare, secondo la ricetta classica delle storie di avventura, tengono il lettore incollato dalla prima all'ultima pagina.
E alla fine tutto potrebbe ricominciare da capo… in un ennesimo mondo parallelo.