IL MULTIVERSO È UNA CIPOLLA (Riflessioni di un non scienziato)


La meccanica quantistica ha ispirato l'ipotesi che ci possano essere molti altri universi oltre al nostro, generati da un altro Big Bang, nati da un buco nero, prodotti dalla biforcazione di altri universi, e chi più ne ha più ne metta, e il loro insieme formerebbe il cosiddetto multiverso.
Ma dove si troverebbero questi altri universi e perché non li possiamo vedere?
Secondo alcuni scienziati, il nostro universo sarebbe una sorta di bolla, il cui guscio coinciderebbe con il cosiddetto orizzonte cosmico, che si trova alla distanza che la luce ha potuto percorrere da quando l'universo è nato, vale a dire all'incirca 13,7 miliardi di anni.
Oltre quest'orizzonte esisterebbe un'infinità di altre bolle, anch'esse con orizzonti che impedirebbero di vedere la nostra. Addirittura ci sarebbero universi assolutamente identici al nostro, popolati da copie di noi stessi che in questo preciso istante stanno facendo le stesse cose. Ma com'è facile capire, nessuno di noi vive abbastanza a lungo da poter intraprendere un viaggio tra gli universi fino a incontrare l'altro se stesso.
Ma perché gli altri universi devono essere per forza così lontani? È davvero impossibile immaginare un differente modello di multiverso?
Se le leggi della fisica quantistica fossero applicabili non solo a ciò che è infinitamente piccolo, ma anche a ciò che è infinitamente grande (il che appare perfettamente coerente sul piano logico), la realtà sarebbe qualcosa di mutevole e indefinito.
Alla base di tutto c'è il principio secondo cui tutto ciò che potrebbe accadere, da qualche parte, effettivamente accade.
Se Roberto Baggio non avesse sbagliato il rigore nella finale del mondiali di calcio disputati negli USA nel 1994, l'Italia sarebbe diventata campione del mondo al posto del Brasile. Ma questo, in quanto possibile, si è realmente verificato… in un altro universo, in un universo parallelo.
Se la realtà si sdoppia ogni volta che ne ha la possibilità, è evidente che due eventi alternativi opposti non possono coesistere: Italia e Brasile non avrebbero mai potuto essere contemporaneamente campioni del mondo. Ma siccome tutto ciò che può accadere da qualche parte effettivamente accade, ecco che le diverse alternative si manifestano in luoghi diversi, incomunicabili, dove non possono entrare in conflitto.
Ma è proprio necessario che quest'altro universo, nel quale Baggio ha infilato la palla in rete, si trovi oltre il nostro orizzonte cosmico, distante da noi più di 13,7 miliardi di anni luce?
Chi ha dimestichezza con il software di disegno tecnico Autocad, sa che le varie opzioni di uno stesso progetto possono essere rappresentate su fogli sovrapposti e indipendenti, detti layers. Questi layers possono essere visti sia singolarmente, sia tutti insieme, uno sopra l'altro.
Ora, immaginiamo che gli universi paralleli siano come i layers di Autocad. Ce n'è uno in cui ho la barba e un altro in cui non ce l'ho. In uno sono un padre di famiglia, nell'altro sono rimasto scapolo. In uno ho fatto carriera e soldi, in un altro sono un homeless. E così via. Ogniqualvolta lo svilupparsi degli eventi si trova di fronte a una scelta fra diverse possibilità, il risultato non è il verificarsi di una sola di esse. La realtà si manifesta nella sua totalità, ma lo fa su piani diversi, su differenti layers sovrapposti, ognuno dei quali, benché vicinissimo, è invisibile a tutti gli altri.
Perché, quindi, andare a cercare ad oltre quattordicimiliardi di anni luce di distanza l'universo nel quale la squadra italiana è diventata campione del mondo nel 1994,quando questo potrebbe essere semplicemente come una seconda pelle del nostro? Oltretutto un simile modello si adatterebbe a ciascuna delle forme geometriche che l'universo potrebbe avere (piatta, a sella, o sferica).
L'insieme degli universi paralleli, il multiverso, potrebbe quindi avere persino un'origine comune nel Big Bang e, fin dal primissimo istante, la realtà avrebbe incominciato a manifestarsi, secondo tutte le possibili alternative, su infiniti strati sovrapposti, dando origine a un'enorme cipolla.